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FAQ

Le patologie respiratorie croniche non rappresentano di per sé un rischio per la contrazione del virus, tuttavia espongono, in caso di infezione avvenuta, ad una maggiore probabilità di complicanze e maggiore gravità del quadro respiratorio. Esempi di patologie respiratorie croniche sono la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), l’asma e la fibrosi polmonare idiopatica.

In attesa del ripristino delle normali attività ambulatoriali, per monitorare le condizioni cliniche dei pazienti in sicurezza ci si può avvalere della telemedicina. Grazie a progetti sperimentali sempre più diffusi a livello territoriale, è possibile ottenere dati clinico-funzionali importanti mediante l’ausilio di dispositivi in dotazione domiciliare. In tal mondo è possibile permettere al medico un intervento tempestivo senza la necessità di recarsi fisicamente in visita.

La diffusione del Coronavirus-19 sembra verificarsi da persona a persona principalmente attraverso goccioline respiratorie (Flugge), in modo simile a quanto accade nella diffusione dell'influenza stagionale. La via principale di contagio prevede il contatto stretto con soggetti affetti. Il contagio tra uomo e animale domestico non è dimostrato.

Le raccomandazioni ufficiali (ECDC: Europian Centre for Desease Prevention and Control) definiscono come contatto stretto:

  • Soggetti che vivono nella stessa casa;
  • Contatto fisico diretto con soggetti affetti da COVID-19;
  • Contatto diretto in assenza di dispositivi individuali di protezione con le secrezioni di un caso COVID-19 accertato;
  • Contatto con caso di Covid-19 accertato ad una distanza <2 metri per durata maggiore di 15 minuti;
  • Condivisione di ambiente chiuso e poco aerato con caso di COVID-19 accertato per un almeno 15 minuti a distanza <2 metri;
  • Operatore sanitario od altra persona che fornisce assistenza diretta ad un caso di COVID-19 oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso di COVID-19 senza l’impiego dei DPI raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non idonei;

Diversi studi hanno indagato eventuali relazioni tra fumo di tabacco COVID-19, tuttavia ad oggi non c’è evidenza di una forte correlazione. È tuttavia indubbio che il fumo di tabacco rappresenti un fattore di rischio modificabile importante in grado di influenzare negativamente la prognosi nei pazienti COVID-19.

È possibile rintracciare anche aspetti comportamentali legati all’atto del fumo direttamente correlati ad una maggiore possibilità di contagio. L’atto del fumo fa sì che le dita vengano a contatto con le labbra, aumentando in tal modo la possibilità di trasmissione del virus dalla mano alla bocca. (O.M.S 2020). L’atto dell’inalazione favorisce inoltre il raggiungimento del virus nelle vie aeree più profonde, ed infine la tosse cronica del soggetto fumatore favorisce una maggiore diffusione del patogeno negli ambienti confinati.

Sebbene non sia stata appurata una correlazione diretta tra lo stato di fumatore e una maggiore probabilità di infezione, numerosi studi hanno evidenziato un rischio accertato di una prognosi peggiore nei soggetti fumatori, una volta che si instaura una polmonite da coronavirus. Un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha dimostrato come più del doppio dei pazienti con storia di fumo aveva una malattia COVID-19 grave, inoltre è stato evidenziato come il 16,2% dei pazienti con anamnesi di fumo (rispetto al 4,7% tra i non fumatori) ha presentato nella storia di malattia COVID relata un evento infausto, quale necessità di ricorrere a cure intensive o ventilazione meccanica.

In caso di condivisione di spazi comuni con soggetti guariti dall’infezione Sars-Cov-2 rimane comunque utile impiegare la mascherina se ci si trova nella stessa stanza e ventilare adeguatamente gli spazi condivisi (cucina, bagno). E’ necessario:

  • rispettare la cosiddetta “igiene respiratoria”, ovvero la copertura della bocca e del naso durante lo starnuto con fazzoletti o utilizzando l’incavo del gomito flesso, seguita da adeguato lavaggio delle mani.
  • evitare il contatto diretto con i fluidi corporei, in particolare le secrezioni orali o respiratorie e le feci.
  • evitare ogni possibile via di esposizione inapparente (ad esempio evitare di condividere spazzolini da denti, sigarette, utensili da cucina, stoviglie, bevande, asciugamani, salviette o lenzuola). Gli utensili da cucina e i piatti devono essere puliti dopo l’uso preferibilmente in lavastoviglie o in alternativa con normale detergenti e acqua.
  • pulire e disinfettare le superfici del bagno e dei servizi igienici almeno una volta al giorno con un normale disinfettante domestico contenente una soluzione di candeggina diluita (1 parte di candeggina e 99 parti di acqua).
  • pulire vestiti, lenzuola, asciugamani e teli da bagno in lavatrice a 60–90 ° C con un comune detergente domestico e asciugare accuratamente.

Quando si indossa una mascherina è fondamentale accertarsi che sia fatto in modo efficace per evitare qualsiasi rischio di trasmissione associato all’incorretto uso dei dispositivi di protezione. Nello specifico la maschera deve essere indossata coprendo attentamente la bocca ed il naso e stabilizzarla fermamente in modo da non lasciare nessuno spazio tra il viso e a maschera stessa. Mentre si indossa la maschera evitare di toccarla. Rimuovere la maschera con tecnica appropriata: per esempio rimuovere la maschera dalla parte posteriore evitando di toccare quella anteriore che viene per definizione considerata contaminata. Dopo aver rimosso la maschera oppure se inavvertitamente si è toccata, effettuare il lavaggio delle mani con soluzione alcolica o acqua e sapone se le mani erano visibilmente sporche. La maschera è monouso, preferire sempre la sostituzione con una nuova ad ogni nuovo utilizzo o quando questa è visibilmente umida. Gettare le maschere utilizzate e smaltirle quanto prima. In nessuna circostanza sono raccomandate maschere di tessuto.

Con l’apertura della Fase 2, i centri ospedalieri, universitari e territoriali che gestiscono ambulatori per la diagnosi e la cura delle malattie pneumologiche stanno rispondendo alle necessità dei pazienti riaprendo le prenotazioni e le visite ambulatoriali, cercando di dare priorità alle problematiche più urgenti. I rinnovi dei piani terapeutici, prorogati durante la fase 1, sono attualmente oggetto di discussione AIFA. Una piena ripresa funzionale delle attività dovrebbe essere possibile entro la prima settimana di Giugno, nel rispetto del distanziamento sociale ed evitando controlli prorogabili non urgenti...